Giro di Fanes

È la seconda volta che faccio questo giro, questa volta anziché partire dal Pederù, si parte da San Cassiano, questa volta sono in Val Badia. Parcheggio in paese, ricompongo la MTB e via, subito su sentiero, subito a mordere la terra con la gomma, trovo piacevole il rumore della gomma sulla ghiaia.Il sentiero corre vicino alla strada, supero Armentarola e poco dopo entro nel bosco, addio asfalto, almeno per un po'.Non mi sento al top della condizione, la spalla mi da sempre un po' di insicurezza mentre il ginocchio e per quanto mi permetta di pedalare in agilità attira sempre la mia attenzione nell'intento di tenere monitorate le condizioni. Di solito quando parto non faccio mai molte foto del percorso ma questa volta... sempre fermo a fotografare, come potevo evitarlo in uno dei percorsi più belli mai fatti in vita mia?Il sentiero prende a salire quasi subito, una salita che dopo la Capanna Alpina è impossibile fare in sella e nell'ultimo tratto, quello attorno al 6-7km ho dovuto perfino metterla sulle spalle. Da qui si torna a pedalare, un saliscendi veloce sul quale incontro Beppe che ha in programma un giro folle soprattutto per l'ora in cui è partito anche se il mio non sarà da meno a causa delle innumerevoli soste pro foto e di qualche scivolata sulla ghiaia che gli Altoatesini amano tanto ma che mette molto timore ogni volta che la devo affrontarla.Attorno al 12km arrivo presto alla groß fanes hütte dove inizio il giro; riprendo il senso dell'altra volta, andare a sinistra non avrebbe senso perché la salita dal Pederù è praticamente impossibile ma Beppe va proprio in quella direzione, che coraggio. Prima di iniziare la discesa nel tratto a destra della Malga metto le protezioni, la discesa non è particolarmente difficile ma è piena di ghiaia e con la mia tendenza a frenare rischio di incunearmi tra i sassi, di perdere direzionalità e di scivolare a terra. Giunto a un laghetto sulla destra per me la discesa è finita e tolgo le protezioni ma per la discesa non è finita la discesa e quella maledetta ghiaia pretenderà un tributo... una bella sbucciata di ginocchio, quello non sano per mia somma gioia, che andrò a peggiorare le due volte successive. Fortunatamente ero sempre quasi fermo e fortunatamente la spalla, è anche colpa sua se sono scivolato, non ne ha risentito. Rimetto le protezioni e continuo la discesa fino a un ponte su un fiume con l'acqua di color turchese, uno spettacolo. Da qui si ricomincia a salire verso il Ra Stua, una salita che dopo un po' per mia gioia diventa asfalto ma non ci sono altre vie se non voglio rischiare di prendere un sentiero e spallare di nuovo. Poco sotto il Ra Stua qualche cascata. La zona che ho appena passato è chiamata: "dei Canyon e delle Cascate" ma purtroppo essendo da solo e essendo settembre non è possibile lasciare la MTB a qualcuno per percorrere i sentieri che portano alle cascate, un vero peccato.Finito l'asfalto si arriva in prossimità di un parcheggio dove a fianco c'è il Ra Stua e ci sono pure le indicazioni per il rifugio Biella tanto amato da Gianluca per la vista panoramica che offre a chi lo raggiunge, mi viene in mente di provare a salire ma è troppo tardi ed è meglio che continui se voglio continuare a fare le foto.Abbandonato il Ra Stua si parte in direzione del rifugio Sennes dove incontro Mariarosa e Tiziano, una simpaticissima coppia di Valle di Cadore con i quali scambio quattro chiacchiere e dai quali traggo motivo per riappacificarmi con il genere umano: che belle persone, si percepisce subito che sono persone che non puoi che amare. Mariarosa poi è un tesoro, pur vivendo nel Cadore, un posto altrettanto bello, qui nel parco le brillano gli occhi per la bellezza di ciò che vede. Grazie ragazzi per la vostra breve ma piacevolissima compagnia.Si riprende la salita, praticamente dal ponte sul fiume si sale fino al Rifugio Sennes, 9km di salita e quella dopo il Ra Stua è la parte più bella e più difficile, quella della Valle Salata. La valle un po' mi ricorda la Valle Alpisella vista l'anno scorso vicino a Livigno: è praticamente un Canyon dove sulla destra vedi la roccia baciata dal sole sulla sommità e sbriciolata verso la base come se fossero manciate di sale buttate contro le pareti, sulla sinistra, quella dove sono, si è costantemente in ombra e la strada sale. L'anno scorso ho spinto per qualche tratto e quest'anno faccio il bis un po' perché sono stanco e un po' perché è dura. Verso la metà della salita incontro Beppe che sta facendo il giro al contrario, una bella sorpresa per entrambi che ci fermiamo a chiacchierare un po' ma lo lascio andare perché deve ancora arrivare a Cortina, fare il passo del Falzarego e farsi ancora 12 km dopo il passo prima di completare il suo giro... lui dice a me che sono un fenomeno ma se vedeste la salita che si è sparato dal Pederù al Sennes il fenomeno è lui. Ultimo tratto fino al Sennes e poi dopo un panino con speck e formaggio e un succo di ribes mi copro e inizio la discesa, sono le 16:30 e inizia a fare freddo, in discesa poi. Mancano 3h al tramonto, al Sennes non lo sapevo ancora ma guardando il percorso ero al 30km su 55totali, manca ancora molto e ho poco tempo.Al Pederù arrivo facile, supero le case di Vedara Vedla e poi che impressione la salita dal Pederù che fortunatamente mi sto facendo in discesa a freni sempre tirati.Si ricomincia a salire, la salita è tosta anche da questa parte, meno pendente ma sono stanco e quindi è tosta. Fortunatamente poco dopo arrivo al lago verde, in pratica completamente asciutto, e da qui la salita si farà più dolce fino al Lago di Limo. Mentre salgo cosa vedono poi i miei occhi vicino alla Malga di Fanes? Una persona che corre e per giunta una donna, grandissima, mi fa venir voglia di rifarmi tutto a piedi ma prima dovrò riposare e valutare bene le condizioni del ginocchio.Mi ripeto spesso che oramai è tardi e che devo smettere di fermarmi a far foto ma la frontale questa volta ce l'ho e poi siamo in una delle zone più belle....Supero nell'ordine il Malga di Fanes, Rifugio di Fanes, Lago di Limo e poi giù verso la groß fanes hütte, giro concluso ma mi aspetta il tratto del sentiero 11 che mi riporterà a San Cassiano e quella “bella” discesa da fare a piedi fino alla Capanna Alpina. Dalla groß fanes hütte fino all'inizio della discesa si va alla grande, ho ritrovato un po' di energia e pedalo veloce ma noto che non si vedono animali, alla fine è un bellissimo posto ma in un certo senso lo percepisco come un contenitore vuoto. Se non fosse per le mucche, i cavalli e tutti gli animali domestici sarebbe veramente vuoto, una brutta sensazione.Arrivato alla discesa oramai non si incontra più nessuno da qualche km, l'unico pazzo sono io, metto subito la frontale perché la sotto nel bosco so già che non vedrò nulla e inizio a scendere piano piano. Arrivare alla Capanna Alpina nel buio è lunga, una discesa interminabile che non faccio mai in sella e che comunque per più del 70% non avrei mai fatto sui pedali. Poco dopo la capanna risalgo sulla MTB, il tratto nel bosco è piatto e ampio e si può filare via senza problemi grazie alla frontale. Ho notato che il sentiero è ben tracciato, spesso illumino i segni e non è facile perdersi, chissà se sarebbe possibile utilizzare vernice fluorescente per chi ha voglia di farsi una notturna.Riprendo l'asfalto e sono in leggera discesa e da qui a bomba verso l'auto dove arrivo in poco tempo. Bel giro, altro che Sellaronda con strade, impianti di risalita e rifugi che nemmeno hanno più una parvenza di rifugio visto che molti sono vicini ai centri urbani e raggiungerli è una sciocchezza.