I luoghi della Chimera di Sebastiano Vassalli: nelle risaie novaresi.


  • 46.3 km

    Distance

  • 510 m

    Elevation Gain

  • 491 m

    Elevation Loss

  • 266 m

    Max height

  • 162 m

    Min height

  • Road

  • Equip

  • Skill

  • Effort

Descrizione del percorso


Descrizione percorso con citazioni letterarie dal romanzo di Vassalli.

«Una storia, una grande storia, d’una ragazza che visse fra il 1590 e il 1610 e che si chiama Antonia» è quella della Chimera. Alla Barriera Albertina, vicino al Broletto di Novara, dove è incarcerata prima del rogo, con un flash back la vediamo bambina sul carretto dei genitori adottivi che l’hanno appena scelta all’orfanotrofio ed escono dalla città: «Passo dietro passo, costeggiando le mura, cavallo e carro vennero a Porta San Gaudenzio che si trovava, all’incirca, dov’è oggi la Barriera Albertina (nella foto): un ingresso monumentale costruito nella prima metà dell’Ottocento in onore di Carlo Alberto di Savoia, re di Sardegna e principe di Piemonte. Come sempre nei giorni di mercato c’era un gran transito di carri e Bartolo dovette attendere alcuni minuti prima di potersi immettere nella strada principale, per cui una scritta sul muro della casa del dazio, sotto a una freccia, spiegava: Va a Vercelli, al Po, e poi a Tortona». Seguiamo il carretto lungo corso Vercelli svoltando, ormai fuori dalla città, a Casalgiate, dopo aver superato l’Agogna. Ci dirigiamo verso la cascina Pregalbè e poi fino a Gionzana, dove accanto alla cascina Canta sorge in mezzo alle risaie l’oratorio campestre della Madonna del Latte, uno dei luoghi più popolari, fin dai tempi anti chi, legati alla fede della gente della pianura novarese: «un piccolo porticato serviva, in caso di necessità, a offrire riparo al viaggiatore che fosse stato sorpreso in quei paraggi dalla notte o da un acquazzone improvviso». La chiesetta merita una visita almeno per gli splendidi affreschi del XV secolo che rappresentano i santi, la Madonna col bambino e alcune scene della vita di Cristo, in particolare nell’abside e nell’arco trionfale (grazie all’attività artistica di Tommaso Cagnola, Daniele De Bosis e altri pittori novaresi del Quattrocento Ora si segue la strada sterrata che costeggia la roggia Biraga, realizzata nel 1424 indirizzando lì le acque del fiume Sesia per far azionare le pale di vari mulini della zona e dare acqua a cascine come la Visconta, che si lascia sulla sinistra. Di fronte all’ingresso della cascina Marangana, un tempo tanto grande da avere una scuola e una chiesa (nell’adiacente canonica vive lo stesso Sebastiano Vassalli), una fontanella sul ciglio della strada fa sgorgare acqua sulfurea termale. Dopo un tratto di strada asfaltata, verso Ponzana, il primo sentiero a destra ci invita a passare dall’Oasi della Palude di Casalbeltrame e, prima di attraversare le cascine Bosco e Falasco, scorgere, nella stagione calda, quanto vede la piccola Antonia: «un airone ritto in mezzo a una risaia, un volo d’anatre, una serpe che attraversava a nuoto un rigagnolo o addirittura il martirio d’un santo (san Lorenzo) raffigurato in una pittura di un’edicola con la graticola, i carnefici, gli Angeli in cielo...» Lo scrittore commenta: «Anche agli adulti, assai spesso, capita di vivere i grandi mutamenti dell’esistenza – magari lungamente attesi, o presagiti, o temuti – in una sorta di assenza, e di stupore, che non lascia spazio alla concatena- un vuoto di volontà: quasi in un sogno». La Palude è una riserva naturale al centro di terreni coltivati a riso: è un habitat naturale frequentato da uccelli migratori e da altre specie palustri come tarabusino, sgarza ciuffetto, folaga e gallinella d’acqua, che raggiungono le vicine rive del Sesia per riprodursi (per visite e birdwatching contattare l’Ente Parco Lame Sesia e Riserve: 0161 73112). Ci dirigiamo a Calsalbeltrame, che ha un castello-ricetto di fronte alla villa Bracorens Savoiroux con giardino dominato da un monumentale Ginkgo biloba. Qui trova sede Materima, cittadella della scultura con opere di Pomodoro,Vangi, Messina e altri artisti. Poco distante sta il cascinale dei Nobili, dove ha sede il Museo dell’attrezzo agricolo ’l Civel, ricco di animazioni. Ora la direzione da prendere è Biandrate, borgo importante nel Medioevo perché feudo dei potentissimi conti di Biandrate di origine sassone, esteso dal Sesia al Ticino e fino all’Ossola e alle vallate dei Walser. I conti ospitarono il Barbarossa e per questo la Lega Lombarda distrusse il comune nel 1168. Èda visitare la parrocchiale di San Colombano con cicli di affreschi e un Giudizio universale datato 1444. Una stradina di campagna conduce da Biandrate verso San Nazzaro Sesia, dove tappa d’obbligo è l’antico complesso dell’Abbazia benedettina dei Santi Nazario e Celso, tra le più significative della pianura padana, fondata nel 1040 dal vescovo Riprando e frequentata dai pellegrini diretti a Roma. Sono caratteristiche le murature degli edifici, in ciottoli di fiume disposti a spina di pesce e laterizio: un quadriportico invita a entrare nella chiesa (la facciata è a capanna, in stile gotico lombardo) e nel chiostro laterale decorato in cotto e affrescato con le storie di san Benedetto. Poco distante si trova un esempio di antica ghiacciaia comunale. In zona si segnala poi il santuario della Madonna della Fontana. Un percorso ciclabile contrassegnato dal n. 8 (“Vie verdi”) conduce all’Ente Parco Lame del Sesia e Riserve che tutela un territorio contrassegnato dalle continue mutazioni fluviali del fiume: le “lame” sono tipiche anse del fiume che si trasformano in stagni tranquilli quando il fiume è in piena e sono ricche di avifauna con specie anche rare che nidificano, tra cui l’airone bianco maggiore e cinerino, il barbagianni e l’ibis sacro del Nilo. Tornando verso il paese si transita dall’oratorio campestre di San Rocco e di lì si prende la direzione di Recetto, dove per prima cosa si visita ciò che rimane dell’edificio che dà il nome al paese, il ricetto dei signori di Arborio del XII secolo. Non distante, in prossimità dell’autostrada, si trova l’oratorio della Madonna delle Grazie dietro cui sorgeva il borgo di Zardino dove vive Antonia con la famiglia adottiva. Vassalli ricorda che nel Seicento «il mercato si faceva sulla piazza della chiesa, due volte al mese, il primo e il terzo lunedì; arrivavano gli ambulanti da Novara e dai paesi della valle del Ticino: Trecate, Oleggio, Galliate ed esponevano le loro mercanzie di terrecotte, di attrezzi per l’agricoltura, di lettiere e d’altri strumenti per allevare i bigatti, di trappole per gli animali selvatici e di reti per i pesci, di calzature, di tessuti ». Su un dosso vicino, che oggi si può immaginare a est del cavalcavia dell’autostrada, venne appiccato il rogo: «poi tutte le voci tacquero mentre il fumo incominciava a diradarsi, tutti gli occhi si fissarono oltre il fumo, dove c’era la strega. Le fiamme crepitarono alte, la notte diventò chiara come il giorno, le lingue di fuoco si unirono in un’unica vampata che salì nel cielo non ancora buio, altissima».

Gli itinerari si trovano anche nella guida “Nella pianura delle storie di Sebastiano Vassalli. Itinerari letterari nella terra d’acque narrata dall’autore della Chimera” (Interlinea), che si può richiedere in omaggio all’ATL Novara: 0321 394059,


http://itinerari.mtb-forum.it/tours/view/10614

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