Altomontana dal rifugio Ariel a Zafferana


  • 59.7 km

    Distance

  • 1031 m

    Elevation Gain

  • 2122 m

    Elevation Loss

  • 1936 m

    Max height

  • 579 m

    Min height

  • Road

  • Equip

  • Skill

  • Effort

Descrizione del percorso


Partiamo dal rifugio Ariel e cominciamo a pedalare sotto una pioggia battente.
L’unico rammarico è il non potere vedere quello che ci sta intorno, ma per il resto il morale della truppa è alto. Si parte subito in leggera salita, compagigi ci guida con il gps districandosi fra i vari bivi e arriviamo al primo rifugio, dove facciamo una sosta per riparare qualche piccolo problema tecnico alle bici.
Cerchiamo di ripartire il prima possibile e fare poche soste, perché siamo già belli bagnati e ogni volta che ci si ferma il corpo si raffredda in fretta, siamo pur sempre a 2000 m di quota.
Comincia adesso una lunga discesa e ci fermiamo a vedere una grotta formata da una vecchi eruzione. L’altomontana è davvero molto bella, si passano continue lingue di antica lava, alternate a verdi boschi e a colate più recenti. Finalmente smette di piovere, la nebbia si alza un po’ e ci permette di vedere meglio cosa c’è anche un po’ più lontano, l’ Etna ci mostra i suoi straordinari colori.
La sterrata si trasforma in sentiero e si passa adesso direttamente sulla colata lavica,
stiamo molto attenti a pedalare sui neri sassi perché sono molto taglienti.
Il panorama è però spettacolare, c’è un breve tratto da fare a spinta, dariuz cerca di farlo in sella e qui il dramma, salta il forcellino. Siamo nel punto più lontano del giro e non c’è traccia di anima viva oltre a noi.
Bisogna risolvere questo problema, perché dover spingere la bici per il resto del giro sarebbe improponibile. Naturalmente tutti abbiamo lasciato a casa i nostri attrezzi visto il viaggio aereo, ma magicamente acido lattico tira fuori dal cilindro uno smagliacatena, cosi si può riparare la bici di Dariuz trasformandola in single speed. Non molto confortevole in certe situazioni, visto che salita, discesa e piano si alternano spesso, ma perlomeno si può continuare.
Usciamo in breve da questo bel sentiero costellato anche di piccoli crateri e continuiamo sulla strada, prima nel bosco, poi ancora sulla lava, finche si arriva ad un bivio dove un cartello indica la presenza di alcune grotte. Visto che siamo abbastanza in tabella di marcia, lasciamo le bici e ci avventuriamo alla scoperta in mezzo a mari di antica lava. In pochi minuti arriviamo alla grotta dei lamponi e approfittando di una guida locale fornita di luci che sorge improvvisamente dalle viscere della terra, ci addentriamo alla scoperta di questo canalone dove una volta scorreva la lava.
In fondo troviamo anche il caratteristico “cimitero delle coccinelle”, cosi chiamato perché le coccinelle che entrano nella grotta non hanno più la forza di uscirne in volo.
Usciamo dalla grotta e intanto anche un timido sole sbuca dalle nuvole.
Riprendiamo a pedalare, ma appena girato un promontorio, ripiombiamo nella fitta nebbia.
per adesso si procede bene, ma non bisogna fermarsi troppo. Si continua in leggera discesa e le colate laviche si alternano sempre più spesso a folti boschi di grandi conifere.
Arriviamo cosi al rifugio Bruneck. Adesso ci attende una salita su asfalto, fino ad arrivare al rifugio Citelli. Da qui inizia una lunga discesa verso Zafferana, ma prima, visto che sono ormai le 14, ci fermiamo per un panino e per cambiarci i vestiti bagnati, sia per la pioggia mattutina e sia per la sudata dell’ultima salita. Jag tenta anche di estorcere una birra ad un gruppo di gitanti ma con scarsi risultati.
Dopo esserci finalmente ripresi, affrontiamo il ripido e stretto sentiero nel bosco. In effetti è un sentiero freeride, e le nostre frontine non sono certo l’ideale, ma ad esclusione dei salti, ognuno da il meglio di se e affronta gli ostacoli con il proprio stile.
Non mancano naturalmente le cadute, ma subito ci si rialza e via, prendiamo confidenza con il terreno umido e pieno di viscide foglie e il divertimento non manca.
Verso la fine del sentiero un tratto lastricato mette a dura prova le nostre braccia, ma i magnifici otto sono duri a morire ed escono vittoriosi anche da questo bosco.
Siamo adesso alla deviazione per il famoso ilice di carrinu, un gigantesco albero secolare e naturalmente non ce lo lasciamo sfuggire, in pochi minuti a piedi arriviamo al leccio e scattiamo le foto di rito.
Riprendiamo la discesa, ancora un tratto lastricato, ormai siamo abituati, poi la strada diventa asfaltata e in breve arriviamo a Zafferana, dove è in corso la sagra dell’ottobrata. Siamo cosi scagliati di colpo dai silenzi e dalla solitudine dell’altomontana al traffico e al vociare di migliaia di persone che si accalcano davanti agli stand culinari della via principale.
Forse (anzi sicuramente) si stava meglio prima, ma facciamo di necessità virtù e, appoggiate le bici, ordiniamo panini con carne e funghi e birra per tutti

il report:

il video:


http://itinerari.mtb-forum.it/tours/view/3314

Mappa/Altimetria

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